Correva l’anno 1969 quando ero uno studente iscritto al biennio di ingegneria, presso l’Università di Bologna. Avevo solo diciotto anni perché a cinque avevo frequentato la “primina”.
Una domenica di novembre fredda e senza sole, io e due miei amici, Lucio e Renzo, decidemmo di fare un giro con la macchina che Lucio, dopo mille insistenze era riuscito a farsi prestare dal papà.
Destinazione Maranello!

A bordo della Ford berlina azzurra arrivammo a Modena e parcheggiammo difronte al garage Ferrari. Proprio in quel momento sbucò dal portone una Ferrari gialla, che sgommando sparì in un batter d’occhio.! Gasatissimi risalimmo in macchina alla volta di Maranello nella speranza di poter visitare la fabbrica delle Ferrari. Quando arrivammo era più o meno mezzogiorno, parcheggiammo negli spazi antistanti il ristorante al Cavallino, situato proprio difronte all’ingresso principale della fabbrica della Ferrari. Il portone d’ingresso era aperto! Ci guardammo negli occhi e senza indugio entrammo speranzosi che ci avrebbero fatto visitare la fabbrica. Improvvisamente, davanti a noi si materializzò ”Lui”, l’ingegner Enzo Ferrari. Indossava l’impermeabile bianco e gli occhiali scuri.
Non era solo. Ci venne incontro e giunto alla nostra altezza si fermò. Anche noi ci bloccammo di colpo e lo guardammo. Con tono perentorio ci disse: ”Ragazzi, qui non c’è niente da vedere. Andate via!” e proseguì verso il ristorante. Sapemmo in seguito che la domenica era solito pranzare con il direttore sportivo Franco Gozzi e il carrozziere Sergio Scaglietti. Ammutoliti e delusi ritornammo indietro.
Personalmente rividi l’ingegner Ferrari altre volte all’autodromo di Monza, ma ormai il “Mito” si era dissolto ai miei occhi.
Melodia di Claudio, luglio 2014
Museo Casa
di Osiride Brovedani
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