Da quando mi ricordo sono sempre stato un discolo, un piccolo Gian Burrasca, che faceva dispetti a tutti, ma nonostante ciò i miei amici mi volevano bene, anche perché ero sempre allegro e li facevo ridere.
Già ad aprile, con i primi raggi di sole, andavamo a fare il bagno nell’Isonzo. L’acqua era gelida, ma nessuno di noi si sognava di tirarsi indietro, entravamo velocemente in acqua per poi scappare fuori altrettanto velocemente.
Avevo appena iniziato a frequentare la prima classe della media a Sagrado, che raggiungevo in bicicletta, meglio in biciclettina, che mio papà aveva messo insieme con i pezzi di altre biciclette. Riuscivo a stare in sella solo perché ero magro e minuto come uno scricciolo. Un giorno, durante l’ora di ricreazione, “presi in prestito” il motorino del professore di italiano, il professor Tamburlini. I miei compagni mi stavano a guardare mentre io lo mettevo in moto, ma alla prima accelerata mi sfuggì di mano catapultandomi per terra in mezzo al cortile, tra le risate dei miei amici. Cadendo si era rotta la manopola dell’accensione ed io rimasi impietrito e terrorizzato pensando alle conseguenze. Richiamato dal trambusto arrivò anche il professore che guardandomi sconsolato non seppe dirmi altro che: “Ti perdono!”.
Dopo alcuni mesi, era già autunno, rientravo in bicicletta da Sagrado a Poggio, dove abitavo. Improvvisamente si scatenò un violento temporale ed io mi misi a pedalare più velocemente che potevo per raggiungere prima casa mia. Cominciarono anche a balenare dei fulmini seguiti da tuoni assordanti, uno di questi cadde sui fili della ferrovia per poi scaricarsi sulla mia bicicletta di ferro. L’impatto fu violento e fui scaraventato nella scarpata, rischiando di morire. Sono rimasto lì svenuto non so per quanto tempo. Quando mi sono risvegliato avevo le mani informicolate ed ero intontito e spaventato. Dopo un bel po’ riuscii a rialzarmi e a raggiungere casa. Raccontai la mia avventura alla mamma che mi accolse tra le sue braccia dicendomi: ”Povero Minuti, povero il mio Minuti!”.
Non ho terminato le scuole medie perché in terza mi sono ammalato e sono rimasto in ospedale per un anno e venti giorni, ma questa è un’altra storia…
Melodia di Giuliano, Natale 2013
Museo Casa
di Osiride Brovedani
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