Il triestino Emilio Comici è uno dei più noti alpinisti, e fu un grande innovatore del suo tempo. Stravolse, all’inizio del XX secolo, il concetto di alpinismo e il modo di vivere questo sport, rendendolo quasi una filosofia di vita. Aprì 200 vie, completando imprese che fino a quel momento erano parse impossibili. Si distinse non solo per il grado di abilità, ma anche per le qualità etiche ed estetiche, poiché riteneva che si dovesse creare un rapporto particolare tra uomo e montagna, oltre a ricercare la bellezza dell’arrampicata in senso dell’armonia dei gesti, diceva che la roccia andava accarezzata.
Un personaggio così non poteva non diventare grande amico di Brovedani, con cui condivideva un modo di creare la vita come un artista, di scoprire ed esplorare nuovi modi di essere.

Insieme vissero uno dei capitoli più famosi della vita di entrambi, che Comici descrisse nel suo diario “Alpinismo eroico” nelle pagine dedicate alla “Falciata della morte”. Accadde il 26 luglio del 1939, sul Pogamagnon, queste le parole che raccontano lo scampato pericolo:

 

 «Eravamo seduti a chiacchierare quando le nostre orecchie vennero colpite da un orribile rumore. Volsi istintivamente la testa in su e vidi una cosa spaventosa: proprio sopra di noi, circa 400 metri più in alto, la cresta della montagna per una lunghezza di 100 metri, si staccava. Tutta quella enorme fetta di roccia io l’ho veduta allora inclinarsi verso il fondo come se si abbassasse un ventaglio immenso. Poi questo ventaglio si allungava verso la grava annerendosi e prendeva la forma di una falce misteriosa, mentre verso il cielo la nuvola bianca e rossigna del polverone assumeva la forma apocalittica della Morte. Mi levai d’un balzo gettando un urlo verso il compagno e con salti all’impazzata, mi precipitai verso la parete vicina. Durante quella breve corsa la frana era già piombata sul ghiaione con un fracasso terribile. La raffica di vento e di polvere mi aveva già investito, sentivo i sassi fischiare e battere intono a me… Correndo attendevo che il primo sasso mi colpisse e avevo paura, paura che fosse doloroso… Trovai un angolo nella roccia che rientrava un poco e mi addossai in piedi in quel piccolo vano. Attraverso la polvere che copriva come nebbia tutto il ghiaione, scorsi Osiride Brovedani a terra che annaspava. Mi chinai e lo trassi vicino».

Comici morì nel 1940, a causa di un banale incidente dovuto alla rottura di un cordino, Brovedani lo seguì 30 anni dopo, con una lunga vita alle spalle.

I due restano in un certo modo uniti anche dopo la morte: nel 1978 la Sezione XXX Ottobre del C.A.I. ha dedicato a Osiride un sentiero alpinistico che porta al Bivacco Comici, nel gruppo del monte Sorapis.

Osiride Brovedani in tenuta da alpinista

Bivacco Comici

Settore: ALPI DOLOMITICHE – Gruppo del Sorapis
Località: Busa del Banco – m 2050
Comune: Auronzo di Cadore
Anno di costruzione: 1962
N° posti: 9
Acqua: di fusione
Periodo di apertura: aperto in permanenza
Elisuperficie: NO
Vie di accesso: da Palus San Marco (val d’Ansiei) con sentiero e tratti di arrampicata in ore 3,30 – PD
Ascensioni: CORNO DEL DOGE -CRODA DEL FOGO – TORRI DELLA BUSA
Traversate: giro del Sorapiss – al rifugio VANDELLI o al rifugio SAN MARCO
Cartografia: IGM 1:25000 n.ro 12 I SO – Lago di Misurina
TABACCO 1:25000 n.ro 3; Cortina d’Ampezzo e Dolomiti Ampezzane
Posizione GPS: N 46° 31,354 – E 12° 14,777 Bibliografia: CAI-TCI; Dolomiti Orientali – vol. 1, Parte I di A. Berti, ed 1971
Tratto da http://www.caitrentaottobre.it/bivacchi/

 

277 sentiero attrezzato Osiride Brovedani: http://www.paesaggiodolomitico.it/sito/node/92

 

Il bivacco Comici