Mi sono sposata giovanissima, a diciassette anni. Mio marito, non avendo ancora la residenza a Torino, non poteva essere assunto per poter lavorare. Allora, mi sono rimboccata le maniche ed ho cercato un’occupazione. Mi sono presentata alla CEAT, fabbrica di pneumatici seconda solo alla Pirelli, fondata nel 1924 da Virginio Bruni Tedeschi, nonno di Carla Bruni, attuale moglie di Sarkozy. Al colloquio l’ingegner Migneco mi aveva fatto molte domande, cui avevo risposto con delle “false verità”. La capo reparto, data la mia giovane età e la mia costituzione fisica, allora piuttosto minuta, pesavo si e no 42 chili, mi mandò alla rifinitura dei pneumatici. Con le mani dovevo togliere i “pirulicchi”. L’ingegner Migneco, nel frattempo, aveva smascherato le mie “false verità” e per punizione mi spedì alla produzione. Sopra un tombino, che si poteva aprire e chiudere azionando un pedale, dovevo posizionare quattro o sei tele e ritagliarle a mano. Poi mettevo due cerchi laterali e li piegavo con le mani. A forza di piegare non avevo più la pelle sui polpastrelli, si era completamente consumata. Infine, dalla calandra prendevo il battistrada, che raggiungeva la temperatura di 60°, me lo mettevo sulle spalle e lo portavo al tombino. Qui iniziava il difficile, dovendo intervenire con mani e piedi. Pestavo il piede sul pedale e mentre con una mano facevo girare una manovella, con l’altro dovevo schiacciare la gomma affinché si attaccasse. L’ambiente era surriscaldato e le ore di lavoro erano tante, anche dodici al giorno. Quasi sempre lavoravamo il sabato e la domenica. Dopo circa sei mesi dall’inizio della mia attività, ci sono state anche assunzioni “maschili”. Il primo giorno di lavoro un mio nuovo collega si presentò così: “Piacere, sono Lupiscio”. Quando la Cerina e la Negra, questo era il soprannome di due mie colleghe, sentirono come si chiamava il nuovo arrivato, si sono piegate dalle risate. Alla CEAT ho lavorato sei anni e dopo sono stata assunta dalla Michelin. Sono stati anni veramente duri, che però mi hanno temprato sia l’anima che il carattere.

       

Melodia di Ferruccia, giugno 2012                               

 

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