Una delle sale del museo è dedicata alla Casa Albergo: sulle pareti di colore verde sono esposte le foto di momenti quotidiani della vita qui a Gradisca, e al centro troneggia il grande plastico della struttura, realizzato da un ospite, Michele Caldarola. Affascina sempre tutti, per la minuziosità con cui è stato realizzato, per la ricchezza dei dettagli e la fedeltà della riproduzione.
Nei nostri archivi, abbiamo trovato un’intervista all’autore, pubblicata su “La Stagione Felice”, questo il nome dell’allora giornalino della Fondazione, nel 1997.

Tratto da “La Stagione Felice”, 1997

Michele Caldarola, monfalconese purosangue, appressato trombettista, è anche un validissimo artista. Nell’arco di un ventennio in riprodotto in scala ridotta e con materiali originali la Rocca di Monfalcone, il Torrione della Campana di Gradisca disonno, il Campanile della Chiesa di Fogliano e, da pochi giorni, ha portato a termine la sua ultima grande fatica; un’opera, questa volta, di architettura d’avanguardia: l’edificio che ospita la “Fondazione Osiride Brovedani”.

Ma… sentiamo cosa ci racconta.

Vita, ed opere di un artista di Michele Caldarola

Il mio mestiere era il trombettista; dal 1945 al 1963 ho girato, con un complesso, tutta l’Europa e l’Africa mediterranea. Dal 1965 al 1983 ho fatto il cameriere: prima presso “Il Vetturino” a Pieris e poi alla gelateria “De Pellegrini” a Monfalcone. Nel frattempo ho continuato ad esibirmi in campo musicale; infatti, per un ventennio – dal 1970 al 1990 – ho ricoperto il molo di trombettista per la Sezione Alpini di Monfalcone.

La Rocca di Monfalcone A cinquantanni mi è venuta l’idea di costruire un “bar – cantina” da sistemare in taverna. Ho pensato, allora, di fare qualcosa di diverso dal solito, qualcosa di veramente originale ed ho così deciso di riprodurre la Rocca di Monfalcone. Sono occorsi ben cinque anni (1975-1980) per la sua realizzazione. Ho usato sasselli vivi del Carso, mattonele di cotto, grate e scale in ferro lavorato. L’opera si presenta quindi con una minuta e precisa fedeltà a copia dell’originale e possiede la curiosa ed ingegnosa particolarità di essere scomponibile in più parti: il suo interno può contenere 270 bottiglie di vino e di liquori.

Il Torrione della Campana di Gradisca d’Isonzo Ho iniziato il lavoro senza disegni perché, nonostante le mie ricerche, non sono stato in grado di trovarli. Un giorno, mentre stavo facendo uno schizzo dal vero, si è avvicinata una signora e mi ha chiesto cosa stessi facendo. Mi è sembrata molto interessata alle mie spiegazioni, poi ho capito il perché: era la signora Rizzo, proprietaria dell’immobile accostato al Torrione. Si è dimostrata disponibile ad ospitarmi affinché potessi prendere le misure e fare i disegni che mi sarebbero stati utili proseguimento del mio lavoro. Dopo quattro anni anche il Torrione (realizzato in pietra) era terminato. Ringrazio ancora la signora Rizzo per avermi aiutato e per il disturbo arrecatole.

Il Campanile di Fogliano Nel 1990 ho voluto, per cambiare, cimentarmi in un opera in mattoni. Ho scelto il campanile di Fogliano. L’occasione propizia si è presentata durante un’uscita ufficiale della “Banda degli Alpini” di Fogliano; qui ho fatto conoscenza con il parroco che mi ha concesso di entrare all’interno della torte campanaria, permettendomi così di rilevare personalmente le misure. Per la realizzazione ho usato mattoni antichi. Ci sono voluti 15.700 mattoni, 300 pietre e 1000 coppi. Per tornire i mattoni e per rifinire l’orologio ho ottenuto il valido aiuto dello scultore Luciano Bevilacqua di Lucinico. Nel 1993 anche la terza opera era conclusa.

La Fondazione Osiride Brovedani Nello stesso anno ho trasferito il mio domicilio presso la “Fondazione Osiride Brovedani”. Qui mi è stato chiesto di riprodurre l’edificio che mi ospita. E’ stato il mio primo lavoro in legno e, devo proprio dire, che è stato anche molto impegnativo. Vi ho lavorato per quattro anni tutti i giorni, anche per Pasqua, per Natale, per il mio compleanno e così via. Di quest’opera, però, non voglio dirvi di più: risponderò volentieri alle domande che mi verranno poste da coloro che mi faranno l’onore di presenziare alla cerimonia d’inaugurazione della mostra che si terrà il prossimo 3 maggio (del 1997 ndr).