Correva l’anno 1957. Avevo appena compiuto diciannove anni. Già da tempo pensavo che mi sarebbe piaciuto andare a Roma e così feci. Un giorno, verso la metà del mese di luglio, aspettai che i miei sette fratelli, mamma e papà andassero a letto e a mezzanotte inforcai la mia bicicletta e partii alla volta di Roma! Con me portai solo pochi spiccioli e nient’altro.
Arrivai a Venezia dove mi fermai per una giornata badando bene di tenermi sempre vicino la bicicletta per paura che me la rubassero. Con la tappa successiva giunsi a Ferrara senza soldi, ma con tanta fame, per cui a malincuore fui costretto a vendere la bicicletta che mi fu acquistata da un’officina per novemila lire. Così potei finalmente mangiare qualcosa e comperare il biglietto per Firenze dove mi fermai qualche giorno dormendo dove capitava, nei parchi o sotto i ponti per stare riparato. Non avevo paura, mangiavo assai poco e mi dissetavo alle fontanelle.
Continuai il viaggio praticamente a piedi se si esclude qualche passaggio di fortuna rimediato facendo l’autostop a qualche macchina o camion. L’ultimo automobilista che mi accompagnò fino a Roma, commosso dalla mia storia, mi offrì anche il pranzo e mi spiegò come arrivare a San Pietro.
Lì incontrai un prete che dopo avermi ascoltato a bocca aperta, mi diede carta, penna e un francobollo per scrivere a casa ai miei genitori e tranquillizzarli. Mi raccontarono infatti che, preoccupati per la mia scomparsa, avevano fatto denuncia ai carabinieri di San Giovanni.
Stanco, affamato e disperato decisi di rivolgermi al Commissariato più vicino adducendo come scusa della mia fuga il tentativo di trovar lavoro.
Il Commissario mi guardò perplesso e capì che gli stavo raccontando frottole: avevo la barba lunga e puzzavo. Fu così che mi fece avere il foglio di via. Un poliziotto mi accompagnò alla stazione e dopo avermi rifocillato si accertò che prendessi il treno per Udine.
Era trascorsa più di una settimana dalla mia “partenza” da San Giovanni…
Con mia grande sorpresa fui accolto dai miei con gioia e mi fecero tante feste, proprio come al Figliol prodigo.
Melodia di Tullio, agosto 2013
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