“Mentre il grosso procedeva con passo lento strascicante su di una larga strada asfaltata, i militi rilevavano il numero di matricola di coloro che non erano più in grado di muoversi e li assassinavano con un colpo di pistola alla nuca. A mezza via la nostra colonna ne incrociò un’altra di ebrei ungheresi, uomini, donne e ragazzi, rastrellati sei mesi prima a Budapest ed ora trasferiti altrove.
Lungo il percorso vidi molti Lager: quello dei prigionieri francesi, uno di prigionieri russi ed infine il tristemente famoso Campo di concentramento di Belsen per gli ebrei e i politici. Dopo aver camminato
per oltre sei chilometri, la nostra colonna entrò nella caserma della Wehrmacht.
Questo fatto ci diede la sensazione precisa che si era alla fine. Che i deportati venissero alloggiati nelle caserme dell’esercito tedesco era inconcepibile per chiunque fosse vissuto in Germania negli anni della
guerra.
Dopo le notti passate in piedi sul treno, distendendosi sul duro cemento della soffitta, sembrò a ciascuno di giacere sopra un letto di piume.
Un giorno, il 12 aprile, un gruppo di deportati era riuscito a scoprire in una cucina un deposito di rape:
in meno di mezz’ora lo avevano completamente vuotato.
Durante l’assalto per impossessarsi delle rape, avvennero scene di selvaggia violenza. Passava per caso di là un milite delle SS armato di fucile e, per non smentire la fama del corpo, sparò contro i deportati
uccidendone due. Quel giorno si mangiò una fetta di rapa dopo sette di digiuno.”
Venerdì santo, in questo giorni i cristiani si preparano alla Pasqua con il digiuno. Ma la domenica di resurrezione è ormai vicina.
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