Come è nata la narrazione che raccontiamo al museo? Quando nel 2017 è avvenuta la transizione da casa a museo, una delle attività che ha richiesto maggior attenzione è stata la ricerca sull’archivio storico a nostra disposizione. In primis ci siamo occupati delle lettere che Osiride scriveva alla moglie dai campi di concentramento, ricche di prospettive psicologiche; sono anche state studiate da grafologi esperti che hanno riscontrato delle differenze tra la scrittura durante l’internamento e quella dopo la liberazione, entrambi i tratti denotavano comunque un io strutturato che stava attraversando un’esperienza che necessitava di molto autocontrollo, il che si rivelava appunto anche nella scrittura.

Inoltre, con l’occasione della ristrutturazione, siamo entrati in possesso dei documenti che provenivano dai campi di Buchenwald e Dora. Incredibili testimonianze che abbiamo esposto al museo e che suscitano indignazione, perplessità, angoscia e tutta la serie di emozioni connesse al ricordo della Shoah.
Questi documenti ci sono stati inviati dall’ITS, International Tracing Service, ovvero l’istituto che si occupa di catalogare i documenti prodotti nei campi durante il periodo nazista. Nato sotto l’egida della Croce Rossa durante la seconda guerra mondiale per rintracciare persone disperse o spostate a causa della guerra, si è poi costituito in un centro di documentazione, informazione e ricerca sulla persecuzione nazista, il lavoro forzato e l’Olocausto. Dal 1955 è gestito da una Commissione internazionale formata da 11 Stati e amministrata dalla Croce Rossa Internazionale, ed i suoi archivi consistono in armadi che, se messi uno accanto all’altro, sono lunghi 26 chilometri. E’ raccapricciante pensare a quante persone siano state vittime della persecuzione naziste, ma è anche consolatorio sapere che queste persone non verranno dimenticate, ma pezzi della loro vita sono conservati in questo archivio, che fisicamente di trova a Bad Arolsen, in Germania.
La raccolta contiene informazioni su circa 17,5 milioni di persone e appartiene alla Memoria del mondo dell’UNESCO.

L’accesso all’archivio e la richiesta di documenti sono di libero accesso grazie alle tecnologie e al ricchissimo sito web.

 

Ma qual era il senso della burocrazia nazista, delle decine di documenti compilati continuamente per ogni prigioniero? Ne parliamo in questo post.

Buchenwald: resoconto del contenuto della valigia di OB