Ricordando Osiride Brovedani, anche quest’anno ci siamo commossi. Ampio spazio durante la giornata – ma anche nei cuori – è stato dato alle celebrazioni per l’anniversario della dipartita di Osiride Brovedani, avvenuta nel 1970. Ma quest’anno è accaduto qualcosa di molto toccante: gli ospiti della Casa Albergo, invero sempre molto accurati nel dedicare un pensiero particolare in questo giorno, hanno realizzato autonomamente un piccolo spettacolo teatrale dedicato all’esperienza di Brovedani dopo la liberazione dai campi di concentramento.

I nostri bravi operatori hanno supervisionato e a volte spronato e suggerito, ma l’impegno è stato profuso soprattutto dagli ospiti nella loro vece di attori, costumisti, scenografi e sceneggiatori: tutti hanno contribuito. È stato messo in scena un fantomatico quanto poetico incontro tra il Tenente Colonnello Pietro Testa, comandante del campo di Wietzendorf (il campo in cui, alla fine della guerra, vennero fatti convergere tutti i prigionieri e i militari italiani), Osiride Brovedani, il giovane triestino Francesco Cascella e lo scrittore Giovannino Guareschi. Insieme inneggiano alla ritrovata libertà.

Alla presenza anche della vicepresidente Monica De Riù, commossa nelle sue parole di ringraziamento, lo spettacolo è andato in scena nel nostro teatro di fronte al vasto pubblico composto dal personale e degli stessi ospiti della Fondazione. Ancora una volta, vogliamo ringraziare chi ha partecipato alla realizzazione di questo bellissimo omaggio pubblicando il frutto di tanto lavoro.

Il libretto dello spettacolo

Protagonisti:

Narratore (Maria)
Tenente Colonello Pietro Testa (Antonietta)
Francesco Cascella (Loredana)
Giovannino Guareschi (Luigi)
Osiride Brovedani (Gianpietro)

Musiche di Gino

 

(Narratore): Campo 83 a Wietzendorf, maggio 1945 . Durante i passaggi della liberazione, per pochi attimi c’è uno scambio di battute tra il Tenente Colonello al comando del campo e tre detenuti vestiti ognuno con la casacca grigio – azzurra.

 

 l’incontro

 

(Ten. Col. Pietro Testa): Buongiorno
(F. Cascella): Buongiorno
(O. Brovedani): Tenente Colonello, buongiorno.
(Ten. Col. P. Testa): Siete nuovi?
(G. Guareschi): No, io sono qui già da un po’. Sentirà parlare di me, perché io sono uno degli ideatori della radio del campo.
(Narratore): Il prigioniero Guareschi, finita la guerra, scriverà una serie di libri che avrà come protagonisti Peppone e don Camillo. durante la prigionia in segreto, diede notizie, frasi di sberleffo verso il Reich. raccontò barzellette, poesie e cercava in tutti i modi di tenere alto il morale dei poveri malcapitati, trasmettendo su onde radio non captate dai nazisti.
(Ten. Col. P. Testa): Beh, nella mia posizione vi ho fatto una promessa e l’ho mantenuta. sono io che il 5 maggio ho fatto trasportare qui il convoglio di 15 autocarri tutti con a bordo gli italiani scampati ai lager.
(F. Cascella): Mi sembrava che qui si parlasse solo italiano!

 

osiride brovedani

 

(Ten. Col. P. Testa): Signor 76360, come fa di nome?
(O. Brovedani): Sono Osiride, Osiride Brovedani!
(Ten. Col. P. Testa): Signor Brovedani, che faceva prima di essere qui con noi?
(O. Brovedani): Ero un produttore.
(G. Guareschi): Brovedani, potresti metterti a scrivere, no? Dando una letta al tuo diario, caro Osiride, per la mia esperienza di giornalista, mi sembrava interessante.
(O. Brovedani): Io? no, io sono un imprenditore, non un letterato.
(Ten. Col. P. Testa): Di che si occupa?
(O. Brovedani): Produco un ottimo unguento, buonissimo! L’impresa è nuova, mi occupavo della distribuzione con la mia vecchia ed arrugginita bicicletta. Gli affari andavano proprio bene. Ora qualcosina lo sta facendo Fernanda, mia moglie.
(Ten. Col. P. Testa): Mi spieghi, che unguento? Avrei bisogno di qualcosa che mi guarisca sia fuori che dentro.
Ma tu ragazzo invece che farai in futuro?
(F. Cascella): Vorrei solo tornare a fare ciò per cui vale la pena di vivere… Essere libero. Sì certo… se sono sopravvissuto è anche perché sono un bravo elettricista, non ho toccato mai né pala né piccone, ero ricercato, ho sempre fatto lavori piuttosto leggeri… e poi… sono italiano… ho un sesto senso, mi sono arrangiato.
(Ten. Col. P. Testa): Sissignori, vi aspetta una nuova vita ed una patria nuova e libera.
(O. Brovedani): Si, evviva la libertà!

 

 conclusione

(Narratore): Il 4 giugno 1945 il colonnello Pietro Testa, comandante del campo italiano liberato numero 83, pronunciò le seguenti parole:
Morti di Wietzendorf, siamo venuti oggi a rendervi fiorita e lieve questa terra feroce e nemica. voi col vostro sacrificio avete consacrato la Patria.
Da lì in poi c’è stato l’inizio di un nuovo futuro e la speranza che questo non capiti più.

Ogni anno questa data viene ricordata con affetto e devozione.

Nel 2019 la signora Anna lesse una bella poesia di Claudio Sibelia, tutta in rima, dedicata al nostro fondatore. (Guarda su Youtube)