Abitavo da sempre nel piccolo paese di Poggio Terzo Armata (chiamato anche Sdraussina) ed avevo circa 14 anni; avevo anche smesso di andare a scuola da tempo, perché preferivo andare in giro con gli amici lungo le rive dell’Isonzo. Quel giorno, l’ho saputo solo più tardi, l’Italia aveva firmato l’armistizio con le truppe Alleate: era l’8 settembre 1943 e proprio quel giorno vidi mio padre arrestato dai soldati tedeschi durante un rastrellamento e partire subito dopo diretto in Germania per lavorare. In realtà in un primo momento lui era riuscito a sfuggire alla cattura, ma poi, per paura di una rappresaglia ed esortato da mia madre, si era presentato nella piazza del paese già piena di tanti uomini che non erano riusciti a nascondersi. Mio padre si chiamava Francesco (detto Cecco) e rimase in campo di lavoro per due anni; quando ritornò pesava 46 kg ed io non lo riconoscevo più.

 Per tutto quel periodo della guerra, mia madre, per mantenere la famiglia, lavorava nella vicina fabbrica di filati, con mansioni di sarta, anche se non lo era. Ricordo che nel 1945, quasi a guerra finita, anche io sono stato catturato dai tedeschi ormai in ritirata. Fui portato al Castello di Gorizia, trasformato in carcere, dove rimasi due giorni: per fortuna mia madre si appellò con coraggio al comandante della guarnigione tedesca dislocata nella fabbrica che in qualche modo si adoperò per farmi liberare insieme al mio compagno di cella, un certo Augusto, mio compaesano.

A piedi ci dirigemmo verso Gradisca ma, arrivati alla Mainizza, era scattato il coprifuoco e ci siamo dovuti così fermare per passare la notte in un fienile proprio dietro la trattoria che fronteggiava la strada.

Con la fine della guerra la mia famiglia si era fortunatamente ritrovata sana e salva ma, purtroppo, poco dopo mia madre si ammalò di TBC e qualche anno dopo morì. Intanto io mi ero dato da fare per trovare qualche piccolo lavoro, di solito in aiuto ai contadini, che mi permettesse di portare a casa qualcosa.

Poi nel 1950 due Carabinieri mi consegnarono la cartolina di precetto per fare il servizio militare: prima il C.A.R. a Falconara Marittima e poi trasferito a Bologna nel corpo del genio-ferrovieri, dove però ebbi l’incarico di…infermiere! Imparai persino a fare le iniezioni!

Ma questa è un’altra storia…

   

Melodia di Giuliano, febbraio 2014  

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