L’esposizione si snoda attraverso cinque ambienti, organizzati in senso cronologico e contraddistinti da sfumature cromatiche diverse. L’allestimento offre al visitatore i momenti salienti della vita di Osiride Brovedani: dall’infanzia al lavoro come giornalista, passando per il primo stabilimento Fissan, quello appunto nello scantinato dello stabile stesso, fino all’emozionante spazio dedicato all’esperienza della deportazione, per poi tornare al mondo libero post conflitto, denso di ritrovata vitalità. Appartengono a questo ultimo periodo l’amore per la fotografia e la montagna, e l’incredibile espansione dell’azienda Fissan. E poi gli anni ’70 e ’80, con la costituzione della Fondazione, il Convitto e la Casa Albergo.
Accanto a documenti e foto d’epoca, le testimonianze dei primi impianti industriali e l’avventura Fissan, iniziata nel 1930 e portata avanti con spirito di intraprendenza fino al 1944, anno della deportazione. A questa tragica parentesi viene dedicato ampio spazio, sia fisico che emotivo, che culmina con l’incontro con la casacca da deportato, ritrovata in una soffitta ed esposta per colpire il visitatore con tutto il suo impatto storico e umano. Le lettere spedite dal campo di concentramento e il diario scritto durante la prigionia sono gli altri pezzi forti della collezione: leggere dalla calligrafia microscopica e ordinatissima le atrocità viste e vissute, trasmette in maniera molto vivida e cruenta la drammaticità dell’esperienza.
Con il rientro di Osiride dalle zone di guerra nel 1945, anche l’esposizione si alleggerisce e prende i colori delle varie sezioni in cui è suddivisa: giallo, rosa, azzurro e verde per sottolineare momenti diversi della vita e della storia del benefattore e di tutto ciò che la Fondazione Brovedani ha potuto realizzare negli anni grazie all’iniziale lascito generoso della moglie del “signor Fissan”, il cui testamento originale è a disposizione per la visione. Uno degli spazi è dedicato alla storia della Casa Albergo di Gradisca, con l’esposizione del plastico della struttura realizzato da Michele Caldarola.
L’allestimento si avvale di supporti multimediali con animazioni digitali e applicazioni interattive.
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