Avevo dodici anni ed era tempo di guerra. Nella mia città c’era una caserma che aveva una piazzola con una fontana. D’inverno questa fontana ghiacciava dando vita a dei piccoli ghiaccioli. Noi bambini prendevamo questi ghiaccioli e li mangiavamo, inconsapevoli del fatto che in quella fontana si fosse lavato un bersagliere affetto da tifo.

Dopo un paio di giorni iniziai ad avere i primi sintomi. Quando i miei genitori notarono che avevo febbre molto alta decisero di portami all’ospedale di Rovereto.

Questo ospedale era situato vicino ad un ponte continuamente sotto bombardamento. Quando arrivai in ospedale mi misero nella sezione malattie infettive.

Purtroppo i miei genitori non potevano venirmi a trovare in quanto ero in quarantena. Solitamente mi facevano arrivare dei piccoli pensierini per farmi sentire la loro vicinanza. Un giorno mentre ero al piano di sotto una bomba cadde sopra l’ospedale e si adagiò sopra il mio letto, non esplose nemmeno. Si vede che non era la mia ora! Le suore all’interno dell’ospedale scapparono lasciando noi malati a contatto. Noi ragazzi affetti da tifo giocavamo con i ragazzi malati di difterite.

Presi la difterite e dovetti stare di nuovo in quarantena.

Dopo cinque mesi all’interno dell’ ospedale guarii e potei rivedere i miei cari.

      

Melodia di Egizia, giugno 2014  

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