Nel dopo guerra avevo 16 anni. In quel periodo desideravo tanto avere una bicicletta e quindi pensai di chiedere a mio padre se, dopo tanto lavoro nella sua sartoria, poteva comprarmi, ovviamente pagando a rate, quella bellissima bici color argento, nuova di zecca, che avevo visto da un meccanico che aveva l’officina proprio nel nostro cortile. All’epoca le biciclette venivano montate a mano e quindi potevo averne una fatta proprio come la volevo io! Mio padre, dapprima, ci pensò, anche perché io non sapevo ancora usarla. Dopo un paio di giorni invece, nonostante stessimo vivendo in tempi “non facili”, acconsentì alla mia richiesta ma a una condizione: avrei potuto utilizzarla solo dopo che il conto era stato saldato completamente! Dopo un po’ di tempo, il mio sogno si realizzò e portò a casa la tanto sognata bicicletta, che non potei nemmeno toccare, perché fu trasportata direttamente sul terrazzo, in attesa del momento magico! Passarono mesi… e ogni tanto andavo a guardarla da lontano per accertarmi che fosse sempre lì. Finalmente arrivò il giorno tanto desiderato… e con tutta la gioia, corsi a prendere la mia bicicletta ma ahimè, non c’era più. Visti i tempi difficili e la conseguente mancanza di soldi, mio padre l’aveva già venduta senza dirmi nulla!!!

  

Melodia di Ferruccia, febbraio 2011 

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