Se la solidarietà fa bene, quella transgenerazionale fa ancora meglio!
Nei giorni scorsi abbiamo devoluto i proventi del Mercatino di Natale all’associazione di volontariato “Casa di Giò”, che si occupa di sostegno (anche economico) ai ragazzi delle scuole di Gorizia.
Nel corso dell’anno, i nostri ospiti si sono dedicati con impegno a realizzare oggetti artigianali che poi vengono acquistati, con libera donazione, dagli amici e parenti che partecipano alla Cena di Natale. Ogni anno viene scelta come destinataria del ricavato una realtà che condivide i valori trasmessi dalla Fondazione e dal suo operato: l’essere attivi sul territorio aiutando coloro che più ne hanno bisogno.
Qualche giorno fa, una delegazione dell’Associazione è venuta a trovarci ed è stata accolta con grande commozione ricordando la motivazione per cui è stata costituita “Casa di Giò”: Giò era un bambino che amava la vita, viveva per gli altri e aveva doti non comuni di maturità e consapevolezza, finché un terribile incidente all’uscita da scuola, nel 2000, lo strappò alla sua famiglia. Il progetto, coltivato negli anni, è sempre stato quello di mantenerne viva la memoria con gesti concreti e con l’impegno in prima persona nel volontariato.
L’insegnamento è quindi quello di saper affrontare a superare un evento traumatico traendo dall’esperienza un risultato
positivo: il famoso concetto di resilienza tanto caro anche a Osiride Brovedani, la cui storia di deportato nazista prima, e
ricco imprenditore poi, è narrata al museo a lui dedicato a Trieste.
A questo indirizzo, l’articolo pubblicato su “Il Piccolo”.
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