Osiride adorava i gatti, per cui la fabbrichetta di via d’Alviano era invasa dai gatti, con il suo benestare.
Le sue segretarie raccontano la scena divertente: già lui era un po’ gobbo a causa della sua notevole statura e dell’età, il gatto lo costringeva a stare ancora più piegato, perché Dick, questo il suo nome, era il più grosso dei gatti. Enorme e pesante!
Poi c’erano ricordi la Susy, e Pierino, e tanti altri.
La signora Luciana racconta: “Pierino era il mio incubo… Allora ero una ragazzina un po’ schizzinosa, e questo gatto Pierino aveva sempre il raffreddore: Clara, una delle collaboratrici più importanti di Osiride, mi chiedeva di tenerlo fermo mentre lei gli metteva le gocce medicali nel naso, poi lui iniziava a starnutire inzaccherandomi tutta!”
Si racconta che i gatti fossero i veri padroni, tanti gatti di cortile, non casalinghi. E quando partorivano venivano messi in una scatola, vicino alla stufa, una scatola piena di batuffolini saltellanti…
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