Correva l’anno 1936, avevo dieci anni. In famiglia eravamo in sette fratelli, cinque sorelle e due fratelli, più mia mamma e mio papà. Abitavamo a Dolegnano, una frazione di San Giovanni al Natisone. Il papà faceva il contadino, sotto padrone.

Vivevamo in paese, in una vecchia casa. Sotto c’era la cucina che scaldavamo con il fogolar collocato in un angolo della stanza, con un grande camino fatto di mattoni rossi. Da questo pendeva una catena a cui la mamma Libera appendeva la pentola per far da mangiare. Noi fratelli dormivamo tutti e sette in un’unica stanza, così almeno ci scaldavamo un pochino.

Spesso durante il mese di dicembre cadeva la neve che rallegrava un po’ il Natale. Noi, come tante altre famiglie, non allestivamo l’albero, perché eravamo poveri.

La vigilia di Natale andavamo tutti insieme alla Messa di mezzanotte.

Quella notte, alla fine della celebrazione, in chiesa venivano spente tutte le candele e gli uomini tiravano i “sciops” di noci, mandorle, fichi e mandarini, lungo la navata della chiesa. Noi bambini purtroppo non potevamo raccoglierli, perché erano un’offerta per il prete e per il nonzolo.

Rientrati a casa ci riscaldavamo perché la mamma preparava il “vin bolit” solo con lo zucchero, niente cannella, perché costava troppo e così felici andavamo a dormire, aspettando la mattina di Natale.

La mamma raccomandava a me e a sua nipote, che abitava vicino, di pulire bene gli zoccoli con la “scaia”, cioè il nero che rimaneva sul paiolo dopo aver cucinato la polenta. Un po’ di acqua e un po’ di “scaia” e gli zoccoli tornavano come nuovi. Solo così Gesù Bambino ci avrebbe messo dentro i “sciops” cioè noci, mandorle, fichi, mandarini e qualche pistacchio. Io avevo messo gli zoccoli vicino a quelli di Nella, ma purtroppo non li avevo puliti! La mattina di Natale felice sono corsa fuori, ma i miei zoccoli erano vuoti, mentre in quelli di Nella c’erano i doni.

Ricordo di aver pianto tutto il giorno di Natale!

    

Melodia di Isabella, Natale 2012  

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